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Google Chrome e i cookie prenderanno strade diverse nell'arco dei prossimi due anni. Infatti già a metà gennaio la multinazionale statunitense aveva annunciato l’intenzione di eliminare i cookie di terze parti dal proprio browser, su imitazione di Firefox e Safari. Quali potrebbero essere le conseguenze di questo cambiamento per gli inserzionisti?
Innanzitutto: cosa sono i cookie di terze parti e a cosa servono?
Vediamo insieme cosa sono i cookie di questo tipo e quale funzione svolgono. In parole semplici si tratta di piccoli frammenti di codice che vengono inviati al tuo computer, cellulare o qualsiasi altro dispositivo nel momento in cui accedi a una pagina web, che però non sono effettivamente elementi di quel dominio. Il loro scopo è quello di tracciare le tue abitudini di ricerca in modo da proporti annunci personalizzati.
Esistono poi cookie che appartengono, invece, al sito specifico che stai visitando e che verranno usati per mostrati annunci con quei prodotti che hai già visionato e che vorrebbero incentivarti all’acquisto.
Qual è la motivazione dietro questa scelta di Google?
La privacy è un argomento che preoccupa sempre più gli utenti e che, tra l’altro, si trova ormai al centro di molte legislazioni europee che stanno cercando di regolamentarla poco a poco. Basti pensare, ad esempio, alla proposta lanciata recentemente da IAB che prevede la creazione di un unico token personalizzato e standard che funzioni tramite blockchain e che garantisca, così, l’assoluta sicurezza per i dati dell’utente.
Safari e Firefox hanno giocato di anticipo bloccando i cookie di terze parti sui propri motori di ricerca già da un po’: Apple nel 2017 e Firefox a metà 2019. Ecco perché Google Chrome, spinto dalle varie pressioni, ha deciso finalmente di pronunciarsi fissando una deadline per l’utilizzo di questi cookie.
Justin Schuh , direttore di Google Engineering per Chrome ha comunicato la decisione così: "Aboliremo i cookie di terze parti perché il nostro obiettivo è quello di rendere la rete un luogo con più privacy e più sicurezza per gli utenti”.
Di certo la pubblicità per conto di terzi è al momento una delle principali fonti di guadagno per Google Chrome e l’azienda ha infatti annunciato che nei prossimi due anni lavorerà alla “Privacy Sandbox”. Si tratta di un tool che permetterà agli utenti di configurare i cookie su Google Chrome per non condividere i propri dati, ma che, allo stesso tempo, consentirà agli inserzionisti di raccogliere info utili per rivolgersi a target specifici. In realtà i dati forniti, non essendo di natura individuale, potranno garantire un maggiore livello di privacy.
Quali effetti avrà sugli inserzionisti lo stop ai cookie su Chrome?
La scelta di Google di garantire maggiore privacy ai propri utenti su Chrome avrà insomma pesanti ripercussioni per gli inserzionisti che, nonostante la possibilità di continuare comunque a proporre pubblicità, dovranno trovare alternative valide per sostituire l’uso dei cookie.
Tuttavia, queste misure drastiche daranno una spinta verso l’innovazione e spingeranno a creare nuovi strumenti al posto dei cookie; ad esempio piattaforme che permettano all’utente di inserire i propri dati personali, le preferenze di navigazione e, soprattutto, quelle relative alla privacy.
In questo modo sarà l’utente stesso a gestire la tipologia di annunci che desidera visualizzare. Fattore che, se da una parte garantisce all’utente trasparenza e controllo sulla propria privacy, dall’altra aumenterà per gli inserzionisti l’efficacia e la specificità delle campagne pubblicitarie.
Infine, in mezzo a tutto questo trambusto è importante precisare che i settori Creative & Development non subiranno ripercussioni anche se, almeno per il momento, bisognerà continuare a configurare l’Informativa sull’utilizzo dei Cookie in modo che l’utente disponga comunque di tutte le informazioni.
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